di Ilaria Jermini-Gianinazzi
e Alexandra Nobile-Skibinski,
apicoltrici in Capriasca e dottoresse attive
all’Ospedale Regionale di Bellinzona

 

Estate 2020: più punture di vespe e api al pronto soccorso

Secondo un recente articolo pubblicato nel mese di agosto 2020 sul noto quotidiano zurighese «Neue Zürcher Zeitung», nel mese di luglio sono stati documentati 139 interventi dei vari enti di soccorso del Canton Zurigo per reazione avverse alle punture di insetti, in particolare api, vespe e calabroni; quasi il doppio rispetto agli anni passati.
Gli entomologi intervistati hanno spiegato che le condizioni metereologiche particolarmente favorevoli di inizio anno hanno favorito un «risveglio» precoce dei vari imenotteri (termine qui usato per diversi tipi di insetti come api, bombi, vespe, calabroni, formiche) e di conseguenza la convivenza con gli umani si è rivelata rapidamente problematica. Inoltre quest’anno gli svizzeri hanno approfittato delle vacanze in patria a causa delIa contingenza con il coronavirus, scoprendo le bellezze del nostro paese ma anche le naturali insidie della bella stagione. I sintomi dei malcapitati sono stati di diverso tipo:

dalla banale tumefazione locale alla reazione anafilattica con collasso cardiocircolatorio.

In Ticino la situazione ha presentato delle analogie con il canton Zurigo nella regione Bellinzonese e Valli: nei 10 giorni a cavallo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2020 sono stati registrati ben 26 accessi per punture di imenotteri (non differenziabile se punture di api, vespe o calabroni) al Pronto Soccorso adulti dell’Ospedale Regionale di Bellinzona, quindi una media di due-tre pazienti al giorno su un totale di circa 55 pazienti al giorno. Due le reazioni anafilatti che gravi con necessità di una continuazione dei trattamenti in cure intensive. A livello degli altri Pronto Soccorso dell’Ente Ospedaliero Cantonale le cifre sembrano approssimarsi alla media stagionale (circa un accesso al giorno nelle medesime settimane).

Una possibile spiegazione circa l’elevato nume ro di insetti potrebbe ricalcare quella data dai  colleghi zurighesi; non ci è chiaro perché gli accessi per punture sono stati rilevanti solo nel Bellinzonese nonostante anche in altre regioni si sia riscontrato un inusuale nervosismo delle api. Sicuramente da una parte vi è un grande bacino di utenza della regione che accoglie (con la transitoria chiusura dei Pronto Soccorso di Faido e Acquarossa per fronteggiare l’emergenza coronavirus) molti ticinesi ma anche molti vacanzieri che approfittano d’estate delle residenze secondarie delle valli superiori. Inoltre la regione del Bellinzonese sommata alle Tre Valli
accoglie 190 apicoltori registrati – dati del 2019 – mentre nel Locarnese sono 86, Luganese 116 e Mendrisiotto 99.


Il veleno degli imenotteri

Nelle prossime righe vorremmo affrontare qualche nozione circa il veleno degli insetti.

I veleni dei vari insetti sono composti da sostanze differenti e la reazione è individuale ma anche variabile e imprevedibile nel tempo.

Il veleno delle api è composto da circa il 70% di acqua e dal 30% di sostanza secca, la quale, a sua volta, è composta da melittina (la sostanza maggiormente tossica), fosfolipasi, ialuronida si, apamina, MCD (Mastzellen Degranulating Factor) e istamina. A livello anatomico, il pun giglione deriva dalla trasformazione dell’apparato ovodepositore, originariamente destinato a deporre le uova. Questa funzione è stata persa quando la deposizione è diventata una prero gativa della regina, e il pungliglione si è trasformato in un organo di difesa nelle operaie.

Nello stiletto del pungiglione vi sono degli uncini che non permettono all’ape di estrarlo quando vie ne conficcato nei tessuti elastici della pelle dei mammiferi. Quando invece le api si pungono tra di loro o pungono altri insetti, l’esoscheletro rigido dell’insetto punto non si richiude e le api possono liberarsi e non morire. Insieme al veleno viene emesso anche un feromone di allarme che mette in allerta le altri api.

Recentemente è stato rivalutato l’uso terapeu tico del veleno di api soprattutto per la cura di malattie reumatologiche. Il veleno può essere somministrato in diverse maniere: per iniezione,
inalazione, in forma topica (creme, unguenti...).
Il veleno viene raccolto sottoponendo le api a scariche elettriche. Quando queste ricevono gli impulsi, estromettono il pungiglione ed emetto no il veleno che viene raccolto una volta cristallizzato.

Le punture d’ape
Le forme più leggere di punture si presentano con gonfiore e dolore in una zona di due-tre centimetri di diametro sul sito della punzione.
Nei casi in cui le punture sono localizzate nelle mucose boccali la reazione locale può comunque gonfiare la glottide con possibile ostruzione delle vie respiratorie. La terapia in caso di reazione locale consiste in ghiaccio o compresse fredde oppure creme a base di antistaminici o steroidi. Una terapia antibiotica non è prati camente mai indicata. Nel caso di centinaia di punture la morte dell’individuo può sopraggiungere per avvelenamento. Si parla di reazione sistemica o anafilassi quando la reazione anche a una sola puntura si estende alle vie respiratorie (difficoltà a respirare, difficoltà a deglutire, a parlare), al sistema cardiocircolatorio (palpitazioni, calo della pressione arteriosa, debolezza, capogiri, svenimenti), alla pelle/viso (urticaria, prurito, arrossamento, tumefazione delle mucose) o al sistema gastrointestinale (crampi, vomito, diarrea). I disturbi si manifestano generalmente nel giro di pochi minuti dalla puntura ma possono avere anche un andamento bifasico con una riesacerbazione dopo diverse ore.

Il trattamento per questi casi prevede la somministrazione di antistaminici, cortisonici per via endovenosa mentre per i casi più lievi (solo manifestazioni cutanee) bastano le compresse a
base dei medesimi principi attivi. I casi più gravi necessitano di somministrazione di Adrenalina intramuscolo e la visita da parte di un medico o l’accesso in un Pronto Soccorso. A questo proposito in commercio esistono delle penne a base di Adrenalina già pronte all’uso (per esempio Epipen®) che fanno parte del corredo di emergenza che l’allergico dovrebbe sempre portare con sé, come pure delle compresse di antistaminici e cortisone. In Svizzera si contano tre-quattro decessi all’anno dovuti a reazioni gravi per il veleno degli insetti.

Il malcapitato che presenta un’anafilassi dovrebbe essere indirizzato ad un allergologo che provvederà con una serie di test a confermare o smentire la gravità delle reazioni ma soprattutto, se indicato, ad iniziare una desensibilizzazione, detta anche immunoterapia. L’immunoterapia consiste nella somministrazione nella sottocute a dosi crescenti di un estratto di veleno dell’insetto che ha scatenato la reazione, la dose massimale di veleno viene somministrata in un solo giorno, mentre il richiamo è mensile per una durata di 3-5 anni. La desensibilizzazione è indicata se la reazione è stata importante ma soprattutto per le situazioni/professioni a rischio (apicoltori, giardinieri...). L’immunoterapia è considerata molto efficace (80-90% tasso di successo contro il veleno delle api, 90-95% per le vespe). Le casse malati prendono in carico i costi per il trattamento. Le prime somministrazioni a dosi crescenti del veleno vengono di solito praticate da un allergologo, mentre le dosi di mantenimento possono essere delegate al medico di famiglia.

È possibile che si presentino fenomeni di sensibilizzazione anche dopo anni che si prendono regolarmente punture senza particolari reazioni locali.
Il nostro consiglio rivolto agli apicoltori è quello di equipaggiarsi nel proprio apiario del materia le medico di primo soccorso da usare in caso di reazione allergica dell’apicoltore stesso o di un eventuale passante. In particolare consiglia mo di avere a disposizione un kit d’emergenza composto da due compresse di Prednisone (cortisone) da 50 mg. e due di Xyzal da 5 mg.
(antistaminico). In caso di bisogno le quattro compresse vanno assunte insieme e sono in dicate per adulti e bambini sopra i dodici anni.

Eventuali effetti collaterali sono poco rilevanti.
Anche una penna di Adrenalina già pronta per l’uso andrebbe considerata nel set.

 

Fonti
• NZZ del 6.8.2020, versione online di Katia Baigger:
“Doppelt so viele Rettungseinsätzte”.
• Th. Casale, Hymenoptera-Sting Hypersensitivity, New England Journal of Medicine, 2014;370:1432-9.
• C. Guillet et al, Anaphylaxie: von der Urtikaria bis zum anaphylaktischem Schock, Swiss Medical Forum, 2020; 20(19-22):312-316.
• Dati Pronto Soccorso EOC, comunicazione personale.
• Alberto Contessi, Le Api-Biologia, allevamento, prodotti, terza edizione.
• Dati FTA accessibili sul sito internet www.apicoltura.ch
Accedi per commentare