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Premessa:

Nella discussione seguita al webinar organizzata dl GL OAI sulla vespa velutina il 14 aprile, Daniele Besomi ha sollevato delle obiezioni sui motivi portati da Lukas Seehausen, ricercatore sulle specie invasive al CABI, obiezioni che inficerebbero il cuore dell’argomento. Seehausen ha riconosciuto che le obiezioni erano rilevanti. Le limitazioni di tempo e la natura dell’evento hanno suggerito di approfondire la discussione tramite uno scambio di corrispondenza. Il presidente del GLOIA, Dr. Togni, ha deciso che non sarebbe stato appropriato discuterne durante il webinar e mi ha dunque chiesto che Besomi e Seehausen ne discutessero direttamente, cosa che hanno fatto in uno scambio di posta elettronica. Per diffondere tra gli apicoltori (come da loro richiesto) i contenuti di questa corrispondenza, gli autori si hanno convenuto di produrre congiuntamente questo rapporto.


I principali temi in discussione sono stati:

1)    La probabilità della presenza di un nidio di V. velutina in Ticino

2)    L’utilità del trappolaggio primaverile come strumenti di controllo del calabrone asiatico

3)    L’utilità dei trappolaggi primaverili come metodo di monitoraggio.

 
Alla fine della discussione, Lukas Seehausen e Daniele Besomi continuano ad avere opinioni differenti

a)     Sulla probabilità che la vespa ritrovata nel 2020 fosse un individuo isolato (come tende a credere Lukas Seehausen) o un individuo parte di un nido, presente ma non individuato (come tende a credere Daniele Besomi. Seehausen basa la propria convinzione sul fatto che non sono stati rinvenuti nidi o altre vespe in precedenza nella regione, che è noto che individui di calabrone possono essere accidentlmente trasportati anche a grandi distanze, e che l’ispezione degli apiari e delle trappole poste nella regione da parte di entomologi non ha dato indicazioni della presenza di un nido o di altri individui. Besomi ritiene invece che la probabilità che un individuo isolato finisca sotto gli occhi di uno dei pochi in Ticino in grado di riconoscerlo sia infima, mentre un tale evento sarebbe molto più probabile se ci fossero in circolazione centinaia di individui. Del resto, i nidi recentemente ritrovarti in provincia di Pavia senza che fossero avvistati calabroni adulti per almeno un anno dimostra la possibilità che questo succeda.

b)    Sull’utilità del trappolaggio primaverile come mezzo di controllo della popolazione di velutine: Lukas Seehausen sostiene che non vi siano dati sufficienti in grado di dimostrare l’efficacia di questa misuranel ridurre il numero di nidi nel corso della stagione. Besomi sostiene che non esistono neppure dati che dimostrino il contrario; del resto, questo strumento è utilizzato di routine dai gruppi di lavoro universitari italiani, e sembra aver contribuito a rallentare la velocità di espansione delle popolazioni di calabrone, anche se potrebbero aver concorso altri fattori come il clima, la conformazione del territorio, o una maggiore efficienza nell’eliminazione dei nidi rispetto a quanto fatto in altri paesi.

 
Lukas Seehausen e Daniele Besomi concordano tuttavia sui seguenti punti:

a)     Le opinini diverse sulla probabilità di presenza di un nido in Valle di Blenio nel 2020 sono al momento non verificabili. Concordano pertanto che è più prudente comportarsi come se ci fosse stato un nido in giro da qualche parte, che potrebbe aver lasciato numerosi discendenti.

b)    Entrambi convengono (come del resto si sostiene nella letteratura) che le opinioni sull’utilità del trappolaggio primaverile come metodo di controllo non sono basate su un’evidenza statistica solida: non esistono dati che permettano di sostenere inequivocabilmente l’una o l’altra posizione.

c)     Concordano pienamente sull’utilità del trappolaggio primaverile come metodo di monitoraggio precoce della presenza di calabroni sul territorio, anche se Seehausen ritiene che debba essere studiato meglio il modo concreto in cui effettuarlo. In particolare, è aperto il problema dell’efficacia e dell’effettivo grado di selettività delle trappole francesi (Jabeprode), e della densità di trappole necessarie ad un monitoraggio efficiente. D’altra parte, diverse trapple sono già state tese, da apicoltori (con la Jabeprode) e frutticoltori (trappole ad annegamento non selettive), per cui converrebbe studiarne le catture per effettuare dei primi confronti sulla selettività. Per quanto riguarda l’efficacia, però, è meglio effettuare dei test dove si è già sicuri della presenza del calabrone.

Una questione sulla quale occorre ancora riflettere riguarda l’osservazione di Besomi che i pochi (e malfermi) dati sull’inefficacia del trappolaggio primaverile sono stati  raccolti in situazioni in cui le velutine si erano già da tempo stabilite sul territorio. Gli autori di questi studi attribuiscono la mancanza di successo nell’impedire la proliferazione dei nidi a due fattori: la competizione tra regine per la fondazione di nidi, e la migrazione di nuove regine da regioni limitrofe dove non è stato effettuato il trappolaggio; ovviamente entrambi gli argomenti vengono a cadere per una regione di fresca invasione. Besomi ritiene che sia un errore logico e metodologico trasferire le conclusioni riferite ad una condizione a condizioni completamente diverse

Nonostante le differenze di opinione che permangono, Besomi e Seehausen concordano che la discussione ha portato interessanti e proficue idee e rivelato una base comune sulla quale ragionare. Discussioni aperte come questa sono utili per favorire il progresso di una strategia nazionale di lotta al calabrone asiatico in Svizzera.

 

Daniele Besomi e Lukas Seehausen,  12 maggio 2021

 

 

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